La retina è la struttura più interna del globo oculare adibita al meccanismo della visione.
E’ costituita da un sottilissimo strato di cellule (fotorecettori e altre cellule “regolatrici”) che interagendo con la luce inviano, tramite le vie ottiche nervose, uno stimolo alla corteccia cerebrale visiva, dove l’immagine viene percepita coscientemente.
E’ costituita da un sottilissimo strato di cellule (fotorecettori e altre cellule “regolatrici”) che interagendo con la luce inviano, tramite le vie ottiche nervose, uno stimolo alla corteccia cerebrale visiva, dove l’immagine viene percepita coscientemente.
La retina è una struttura molto delicata, supportata da un network vascolare ben sviluppato nei nostri animali, necessario per garantire un adeguato supporto energetico all’elevata richiesta metabolica dei fotorecettori: per questo motivo anche il più piccolo danno può portare rapidamente a gravi deficit visivi.
Le patologie retiniche del cane e del gatto si dividono in congenite ed acquisite.
Le prime sono presenti fin dalla nascita o dalle prime settimane di vita e spesso sono ereditarie in certe razze.
Fra queste ricordiamo:
- le displasie retiniche, tipiche dei cani di razza Retrievers e Spaniels, in cui si possono osservare delle piccole “pieghe” più o meno estese sulla retina che di solito non provocano deficit visivi (se non nelle forme gravi e totali)
- la CEA o Collie Eye Anomaly, sindrome tipica della razza Collie ma anche degli Shetland e Australian Sheperd, in cui, a seconda del grado, si manifestano varie anomalie (ipoplasia della coroide, coloboma del nervo ottico, emorragie e distacchi di retina) più o meno gravi e quindi con impatto diverso sulla vista. Per questa patologia è disponibile un test genetico (gene NHEJ1), che però non sostituisce la visita clinica che dovrebbe essere effettuata nei cuccioli entro le otto settimane di vita; dopo tale età in alcuni soggetti con la crescita potrebbe venire “mascherato” il primo grado della malattia.
Fra le patologie retiniche acquisite del cane e del gatto le più frequenti sono le corioretiniti, le degenerazioni retiniche e i distacchi di retina.
Le corioretiniti sono patologie infiammatorie che riconoscono varie cause, comuni anche alle uveiti, come forme infettive sistemiche, traumatiche, neoplastiche o legate a disordini immunomediati. Possono essere mono o bilaterali e nella fase acuta si manifestano con deficit visivi e possibili aree di edema per accumulo di materiale infiammatorio sottoretinico, ma abbastanza ben visibili oftalmoscopicamente.
Talvolta si può arrivare ad avere emorragie della retina e del vitreo fino al distacco multiplo. La terapia deve essere mirata alla causa sottostante e instaurata prima possibile per evitare danni estesi e permanenti con deficit visivo parziale o totale.
Le degenerazioni retiniche o PRA (Atrofia Progressiva della Retina) sono un gruppo di patologie ereditarie che portano lentamente a cecità per morte prematura dei fotorecettori retinici.
Sono tipiche di molte razze (come ad es. Barboncini, Labrador, Cockers, Bassotti, Setters, Yorkshire Terriers, gatti Persiani e Abissini) ed insorgono in età giovanile o avanzata a seconda del tipo e della razza.
Sono bilaterali e caratterizzate di solito da un iniziale deficit visivo notturno che nel tempo diventa completo; al momento non sono disponibili terapie efficaci in grado di curare la malattia, ma solo integratori che possono rallentarne l’evoluzione, soprattutto se la diagnosi risulta precoce.
Una particolare forma di degenerazione è la SARDS (Sudden Acquired Retinal Degeneration Syndome), una sindrome che colpisce solo la specie canina ed è caratterizzata dalla perdita improvvisa e di solito permanente della visione in assenza di segni clinici retinici iniziali (la retina appare oftalmoscopicamente normale). In molti casi la cecità è accompagnata da aumento di peso, dell’appetito, e della sete.
Per confermare la diagnosi è necessario effettuare un’elettroretinografia (ERG), che in caso di malattia mostrerà un tracciato completamente ipovoltato/estinto (assenza totale di attività elettrica della retina). Attualmente non si è ancora scoperta una causa certa della SARDS, anche se il dibattito scientifico è molto acceso a riguardo, e non esistono terapie realmente efficaci.
I distacchi di retina sono caratterizzati dalla separazione della neuroretina dall’epitelio pigmentato sottostante, con perdita della funzione e degenerazione secondaria dei fotorecettori.
L’animale di solito si presenta cieco (se la condizione è bilaterale e completa) con pupilla dilatata e a volte associata ad emovitreo (sangue all’interno dell’occhio); alla visita clinica verrà evidenziato un “sollevamento” della retina.
Il distacco può derivare da patologie infiammatorie, infettive, primarie o secondarie, o correlato a ipertensione sistemica (più frequente nel gatto anziano); può anche derivare da rotture della retina legate a traumi e trazioni come nel caso di chirurgie intraoculari, lussazioni della lente e degenerazioni del vitreo (tipica di alcune razze come Piccolo levriero italiano, Shih-tzu e Boston terrier).
Infine può essere correlato a forme di displasia congenita o può risultare spontaneo per predisposizione di un soggetto o di una razza.
Il distacco retinico talvolta risponde alle terapie mediche, soprattutto se instaurate in tempo e se efficaci verso la causa sottostante, ma in casi selezionati l’unica soluzione può essere chirurgica (retinopessi o chirurgia vitreoretinica), che però non sempre garantisce una buona prognosi per il recupero e il mantenimento della visione.
La Neurite ottica rappresenta una grave infiammazione del nervo ottico, mono o bilaterale che esita spesso in cecità permanente. Le cause e le terapie sono simili a quelle già citate per le corioretiniti.
La retina può infine soffrire più raramente di altre malattie acquisite legate a disordini metabolici (retinopatia diabetica, sindrome da iperviscosità, lipemia retinalis), nutrizionali (carenza di taurina nel gatto), tossici (enrofloxacina nel gatto e ivermectina nel cane) o neoplastici (es. melanoma).
Nel caso in cui si manifesti o si sospetti una riduzione della capacità visiva del proprio amico animale o nel caso si manifesti un qualunque sintomo oftalmico, è sempre consigliabile farlo visitare al più presto dal vostro veterinario di fiducia.
“DVM, Dottore di Ricerca in Oftalmologia Veterinaria Specialista in Clinica e Malattie dei Piccoli Animali (Oftalmologia)”
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