Penfigo foliaceo nel cane

Penfigo foliaceo nel cane

Cos’è il pemfigo foliaceo nel cane?


Il pemfigo foliaceo è la malattia autoimmune cutanea più frequente del cane ed è caratterizzato dalla produzione di autoanticorpi diretti contro antigeni localizzati nei desmosomi che sono le strutture che ancorano e connettono le cellule epiteliali.

In particolare nel cane l’antigene bersaglio degli autoanticorpi sono due proteine presenti nei desmosomi principalmente la desmocollina 1 e in minor misura la desmogleina 1.

L’azione degli autoanticorpi induce la perdita di coesione e il distacco tra le cellule dell’epidermide (processo che prende il nome di acantolisi) per cui si formano delle pustole contenenti granulociti neutrofili e cellule epiteliali distaccatesi singolarmente o in piccoli gruppi libere all’interno della pustola che prendono il nome di cheratinociti acantolitici. 

 

Esiste una predisposizione di razza di sesso e di età?

 

Non vi è alcuna predilezione di sesso nel pemfigo foliaceo del cane mentre sembrano predisposte le razze Akita inu, Chow Chow, Dobermann, Terranova, Collie, Bassotto, Shar-pei e Pastore Australiano.

Il pemfigo foliaceo può essere osservato in cani di qualunque età anche se mediamente si manifesti in cani adulti con età media di sei anni.

 

Come si manifesta il pemfigo foliaceo nel cane?

 

La lesione primaria è la pustola, in genere più grande di quella che si osserva nella piodermite in quanto ingloba più unità follicolari, che evolve rapidamente in erosione ricoperta da croste giallastre. A volte le croste assumono una disposizione circolare formando ampi collaretti epidermici (Fig. 1).

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Fig.1 - Ampio collaretto epidermico circondato da un alone eritematoso e da croste giallastre in un cane con pemfigo foliaceo.

Le lesioni si sviluppano frequentemente sulla testa in particolare sul dorso del naso, nelle aree perioculari e sulla faccia interna dei padiglioni auricolari (Fig.2, 3 e 4).

 

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Fig.2 - Croste giallastre ed erosioni sulla canna nasale di un cane con pemfigo foliaceo.

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Fig.3 - Ampie croste perioculari in un cane con pemfigo foliaceo.

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Fig.4 - Lesioni crostose sulla faccia interna del padiglione auricolare di un cane con pemfigo foliaceo.

Altre localizzazioni frequenti sono i cuscinetti plantari, con ipercheratosi e lo scroto (Fig.5).

Il tartufo è spesso interessato da depigmentazione accompagnata da erosioni e ulcerazioni (Fig.6).

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Fig.5 - Ipercheratosi sui cuscinetti di un cane con pemfigo foliaceo

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Fig.6 - Depigmentazione infiammatoria ed erosioni sul tartufo di un cane con pemfigo foliaceo.

Notare la contemporanea presenza di lesioni crostose localizzate sul dorso del tartufo

Nei casi in cui siano coinvolti i follicoli si osserva alopecia mentre il prurito è variabile (Fig. iin copertina).

In alcuni casi si riscontrano segni sistemici quali letargia, anoressia, ipertermia e linfoadenomegalia generalizzata.

 

Come si fa la diagnosi di pemfigo foliaceo?

 

L’esame citologico, eseguito per apposizione da una pustola integra o al di sotto di una crosta, è fortemente suggestivo.

Il quadro citologico è caratterizzato da numerosi granulociti neutrofili non degenerati e cheratinociti acantolitici che si presentano come cellule tondeggianti con nucleo centrale e citoplasma intensamente basofilo spesso circondati da neutrofili (Fig.8). Possono essere osservati anche granulociti eosinofili.

La diagnosi deve essere confermata dall’esame istopatologico.

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Fig.8 - Esame citologico: cellule acantolitiche a citoplasma rotondeggiante e nucleo centrale disperse tra numerosi granulociti neutrofili.

Come si tratta il pemfigo foliaceo?

 

Il pemfigo foliaceo è considerato una malattia cronica per cui l’obiettivo della terapia è rappresentato dal controllo della malattia ovvero dalla risoluzione della maggior parte delle lesioni presenti in assenza di nuove lesioni.

La terapia d’elezione deve essere impostata del Medico Veterinario e si basa sull’utilizzo di glucocorticoidi che consentono una rapida remissione dei segni clinici.

In associazione si possono utilizzare farmaci immunosoppressivi non steroidei come l’azatioprina, la ciclosporina o i clorambucile, i cosiddetti “risparmiatori di glucocorticoidi”, che consentono di ridurre il dosaggio dei glucocorticodi con lo scopo di aiutare nel mantenimento della remissione. 




Tutte le immagini sono gentilmente concesse dall'Autore

“Medico Veterinario - (Dermatologia, Allergologia, Otologia veterinaria e Parassitologia cutanea).”
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